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lunedì 28 gennaio 2013

Light rock fishing: soluzioni per l'inverno... wacky rig!

Cari gamer, oggi voglio parlarvi di una soluzione che sto adottando in questo inverno e che mi ha permesso di risolvere giornate anche molto complicate.

Ormai il mese di Gennaio sta giungendo al termine, arrivando ai cosiddetti "giorni della merla" (i più freddi dell'anno secondo la leggenda). Sulla rete le foto di catture fatte nel contesto italiano si sono ridotte drasticamente, per via  dell'impossibilità di andare a pescare visto il maltempo oppure per le condizioni spesso di completa apatia dei pesci, che nella peggiore delle ipotesi portano a inevitabili cappotti.

Vivendo in Sicilia, per fortuna posso beneficiare di temperature più "gradevoli" e per questo motivo nelle ultime settimane mi sono trovato spesso a pescare e sperimentare nuove soluzioni per affrontare al meglio l'inverno.
La soluzione di cui voglio parlarvi in questo post è il cosiddetto "wacky rigging"un interessante espediente il cui utilizzo mi è saltato alla mente grazie ad una foto del caro amico Andrea Querio... soluzione molto proficua soprattutto nella pesca degli scorfani, padroni incontrastati di questo inverno.

Il wacky rig è una montatura derivata dal bass fishing e consiste nell'utilizzare delle softbait, solitamente worm (vermoni), innescandole nei pressi della loro parte centrale in modo da avere una presentazione "a penzoloni". In termini pratici l'insidia è molto attrattiva in fase di caduta (nelle gomme più tenaci le due estremità vibrano vistosamente) e in seguito a pause più o meno lunghe può essere animata con alcuni leggeri strappetti verso l'alto, simulando un vermetto che si divincola sul fondo.

A mio avviso la forza di questa montatura sta nel fatto di riuscire ad essere molto adescante in tutta la colonna d'acqua e inoltre, una volta raggiunto il fondo, può essere fatta lavorare sul posto emettendo delle ampie vibrazioni: questa è una caratteristica fondamentale per poter effettuare catture in questi mesi freddi in cui il pesce si muove poco e si prende tutto il tempo per "studiare" la sua preda (un'esca che si sposta velocemente sul fondo probabilmente verrebbe puntualmente snobbata).

Ampio spazio dunque al suo utilizzo presso le pareti delle banchine portuali e delle rocce a picco sul mare, oppure in buca e davanti alle possibili tane dei nostri amici pinnuti.


















Nelle immagini sopra ho fotografato due esempi di come possiamo abbinare una jighead ad un worm (ovviamente possiamo anche utilizzare semplicemente un amo e sfruttare il peso della nostra esca, ma forse questo abbinamento è più proficuo nei mesi caldi): nel primo caso l'amo viene appuntato direttamente nell'esca, nel secondo invece si sfruttano dei piccoli elastici (io uso quelli ortodontici), i quali vengono infilati sulla softbait, facendo passare poi l'amo nello spazio fra elastico ed esca in modo tale che questa sia meno fragile e non venga strappata via ad ogni toccata del pesce. Spesso infatti possiamo ricevere attacchi da parte di piccoli pesci, che con la loro voracità strappano letteralmente la softbait dall'amo, e in questo modo possiamo ovviare a questo spiacevole inconveniente.

In conclusione, quando vi trovate di fronte a quelle situazioni di forte apatia dei pesci oppure quando volete cambiare la presentazione dell'esca, provate questa tecnica... il suo limite principale è quello di non riuscire a catturare i pesci che non sono dotati di una bocca molto ampia, visto che di solito il boccone deve essere interamente aspirato affinché la ferrata vada a buon fine. Pensiamo però al bicchiere mezzo pieno: potremo catturare senza problemi scorfani, perchie, sciarrani, cernie e spigole... sta tutto negli spot che sceglieremo e in quel pizzico di fortuna che non guasta mai!

"Light is Better!"

martedì 15 gennaio 2013

La pesca "social": vizi e virtù di un'arma a doppio taglio

Il post di oggi per qualcuno potrà sembrare noioso, ma se ci pensate bene ha sicuramente una sua fondamentale importanza, quindi mi auguro che avrete la pazienza di leggerlo (sempre se vi va ovviamente).
Oggi voglio rendervi partecipi e coscienti di una riflessione che il caro amico Pablo di Uroko ha voluto condividere con tutti i suoi lettori: a tal proposito innanzitutto vi invito a leggere (anche se in spagnolo) il suo post a questo link.


I vizi...

Nel suo post Pablo parla del forte conflitto "digitale vs naturale", secondo cui i ritmi incalzanti dei media (internet, Facebook, blog, ecc.) producono degli effetti piuttosto "insostenibili" se paragonati ai tempi, spesso molto lenti, che caratterizzano il normale corso della natura.
Questa purtroppo è una realtà che interessa tutti noi che giorno per giorno utilizziamo questi strumenti "sociali" per comunicare e diffondere la nostra passione, e se ci riferiamo al light game, basta farsi due conti per capire che la "moda" sta raggiungendo in tutta Europa dei numeri davvero ragguardevoli.

Ed è proprio questo il punto: l'immediatezza del mondo digitale fa sì che con pochi click un blog, un video o un gruppo raggiungano migliaia di persone, scatenando via via un effetto moltiplicativo sempre maggiore. Una tecnica prima sconosciuta come per magia si trova a raccogliere sempre più praticanti che, sommersi dalle innumerevoli informazioni, spesso risultano confusi tanto da non capire neanche perché lo fanno e se davvero li appassiona.
Tutto ciò va a favore delle grandi aziende di settore, che ovviamente vedono aprirsi nuovi mercati e magari di qualcuno che cerca la gloria facendo di tutto per imporsi agli occhi di tutti come esperto indiscusso della tecnica, pur essendo un perfetto principiante... chi ne soffre realmente sono però i nostri amici pinnuti, che tutto d'un tratto sono soggetti ad una pressione considerevole e relativamente improvvisa (pur considerando e sperando che tutti pratichino il Catch & Release), e gli habitat in cui vivono.

L'universo virtuale che si è venuto a creare porta spesso tutti noi a pensare più alle foto da postare sul blog o il gruppo, che a liberare prontamente e in relativo vigore la preda appena catturata (io stesso a causa del tempo impiegato a fare la foto alle volte ho avuto difficoltà a rilasciare in modo corretto alcuni pesci dalle livree delicate, anche se per fortuna poi si sono ripresi). La fotografia "di rito" sicuramente lascia sempre un ricordo piacevole e colorato, ma sapere che quel pesce non è riuscito a tornare in salute nel suo ambiente naturale rappresenterebbe un ricordo altrettanto indelebile. Ed è anche questo che succede quando i tempi "naturali" vengono forzati... si finisce per trasformare una sana passione in qualcosa di deleterio... forse prima di approfondire tecnica ed artificiali occorrerebbe focalizzare l'attenzione e comprendere la profonda etica che sta dietro al light game.


Le virtù...

Questa riflessione non vuole condannare il light game o la pesca "social", anzi tutt'altro! Ho esordito in questo blog parlando di questa tecnica come una risposta all'attuale situazione che la nostra passione sta vivendo e ho premiato il light gamer come un pescatore moderno, pioniere di una nuova visione della pesca sportiva basata sulla sostenibilità ed il rispetto per le acque, godendo di emozioni diverse ma sempre appaganti, e senza penalizzare il divertimento (http://lightgameblog.blogspot.it/2012/10/introduzione-al-light-game.html).

In fondo dobbiamo renderci conto che, come ricorda bene anche Pablo, non è forse grazie ai social che il gruppo "Catch & Release Saltwater Spain" è riuscito a crescere ed espandersi in Europa trasmettendo i nobili valori del C&R? Ed aggiungo, non è grazie ai media che sono state organizzate moltissime manifestazioni e incontri? O ancora che si è discusso di argomenti utili e costruttivi mettendo in contatto migliaia di persone accomunate dalla stessa passione?

Bene, la verità è che tutti i più grandi strumenti hanno dei risvolti positivi ed altri negativi e, nel caso dei social media, sta a noi che li utilizziamo per diffondere la nostra passione cercare di valorizzarne l'aspetto positivo e virtuoso. Cerchiamo dunque di promuovere prima di tutto valori importanti come il rispetto degli habitat naturali, la conoscenza delle specie, la padronanza delle corrette manovre di rilascio... dopo magari potremo parlare di esche, catture e quant'altro.




In conclusione ringrazio Pablo per aver parlato senza peli sulla lingua di questo importante rovescio della medaglia, ma lo rassicuro perché ho avuto modo di scoprire che sui blog e i gruppi ci sono tante bravissime persone che si impegnano tutti i giorni a comunicare tutto ciò che di bello questa passione può regalare, e soprattutto come fare per ridurre al minimo il nostro impatto negativo su tutto ciò che ci circonda.
E' a grandi personalità come Pablo che devo dare il merito di avermi comunicato le enormi virtù che il light game è in grado di insegnare: il rispetto per gli ambienti e le specie che li popolano, il piacere della fotografia e dei piccoli particolari, il Catch & Release, e tutte le altre mille sfaccettature di questa meravigliosa tecnica.

"Light is Better!"

giovedì 3 gennaio 2013

Light rock fishing tra le Feste: la pesca in pozza!

Come vi avevo accennato nel post precedente se ci si organizza bene il tempo in queste Feste per qualche tranquilla pescata lo si trova. Bene così è stato e devo dire che l'ultima uscita a light rock fishing è stata per me davvero divertente e mi ha permesso di comprendere molti particolari di questa tecnica che prima avevo soltanto teorizzato.

Obiettivo della giornata? Testare diverse configurazioni di softbait e montature e soprattutto godermi una giornata di relax in mezzo alla frenesia di queste Feste... il tester d'eccezione è stato ancora lui, lo scorfano! La prima parte della mattinata è stata dedicata all'ambiente portuale: approfittando del buio che ancora precedeva le prime luci dell'alba ho cercato la fortuna con un grub bianco alla ricerca magari di qualche spigola in caccia, ma niente di fatto. Successivamente ho sondato le pareti della banchina portuale, ma il freddo e la marea calante probabilmente sono state determinanti per accentuare l'apatia dei pesci. L'unica cattura, per me molto soddisfacente, è stata uno scorfanetto squamoso catturato con un bel vermino montato a wacky rig su testina... configurazione vincente!


Ecco la montatura a wacky rig dell'Ecogear Sansun 3" su testina Shirasu Head 1.3 g #8

Soddisfatto della cattura e delle toccate successive decido allora di spostarmi in scogliera per approfittare di condizioni totalmente opposte: acque mosse, marea montante e sole alto! Nei punti caratterizzati da acqua poco profonda ho piano piano capito il giusto recupero che mi permetteva di far viaggiare l'insidia quasi radente il fondo, e le catture non si sono fatte attendere sopratutto con l'Ecogear Grass Minnow SS in colorazioni chiare o vivaci e riconfermando l'Ecogear Sansun 3" a wacky rig, ma questa volta su testina ancora più leggera per rallentare la caduta dell'esca sul fondo (Shirasu Head Fine 0.9 g #10).


Cattura effettuata con un recupero lento ma continuo, scandito da colpetti di cimino per massimizzare le vibrazioni della codina

Anche questa volta purtroppo la schiuma non mi ha regalato grandi sorprese... continuerò ad insistere, magari col sole meno alto!

A wacky rig conviene lasciare affondare l'insidia e dare dei richiami con il cimino per simulare un vermetto che si divincola sul fondo

L'ultima parte della battuta (durata circa 7 ore!) è stata dedicata ad un nuovo ambiente... la pozza! Questi micro-ambienti, creati dall'abbraccio degli scogli che garantiscono sia ricambio d'acqua che tranquillità, rappresentano degli ecosistemi straordinari e spesso inesplorati. Vi troviamo piccoli cefali che cercano riparo dal mare e dai predatori, donzelle, ghiozzi, bavose, scorfani e perché no, anche qualche sorpresa inaspettata. Pescare in pozza col sole alto significa pescare "a vista", quindi si può approfittare della spettacolarità dell'abboccata e della gestione dell'esca ma allo stesso tempo bisogna stare attenti a non essere individuati dai nostri amici pinnuti.

I risultati sono stati davvero incoraggianti: un numero davvero consistente di attacchi da parte di scorfani e ghiozzi (la maggior parte dei quali però non rimanevano allamati viste le dimensioni piuttosto minute) che non sapevano resistere alle vibrazioni delle piccole softbait davanti alle tane. La cattura più bella è stata uno scorfano nero di buone dimensioni, che dopo essersi fiondato sull'esca ha cercato subito di raggiungere qualche buca, regalandomi davvero una discreta resistenza... foto di rito e via di nuovo nel suo amato micro-regno.
Infine come coronamento della giornata ho individuato davanti ad una tana una piccola murena, che subito incuriosita si è avvicinata, stuzzicata dal mio Shirasu, ma dopo un morso di reazione e una ferrata mancata si è subito intanata... forse è meglio così visti le eventuali complicazioni per la slamatura, sono soddisfatto lo stesso!


Ecco lo stupendo scorfano nero (scorpaena porcus) catturato sull'Ecogear Power Shirasu da 2"

Ed eccoci alle conclusioni... se considero lo scorfano nero ed il fatto che ho avuto la possibilità di stuzzicare una piccola murena ed il tutto pescando "a vista" devo dire che il light rock fishing in pozza mi ha veramente affascinato e sicuramente vedrò di approfondirlo. Allo stesso tempo devo considerare il fatto che la mia sessione di pesca è stata davvero lunga e ricca di cambi di configurazioni e immancabili arrocchi sul fondo per riuscire ad offrire la presentazione dell'esca più adatta, quindi è chiaro che l'inverno in quanto a light rock fishing sia una stagione piuttosto difficile.

Fatemi sapere cosa ne pensate e se avete esperienza riguardo a questa "pesca in pozza"...

Buon Anno a tutti!

"Light is Better!"
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